..:: la pesca a mosca, la nostra passione ::..
25 febbraio 2003
di Stefano Montone
IL RACCONTO
La pescata era in programma da qualche anno ma o per una ragione o per un'altra l’avevamo sempre rimandata – una volta per la neve, l’altra per la nebbia, i nostri itinerari erano stati rivolti al trove. L’amico Angelo mi aveva praticamente minacciato di morte se non lo avessi portato a pescare alle sorgenti del Volturno – non potevo più tirarmi indietro, la bella stagione era alle porte e l’apertura alla trota erano uno stimolo troppo forte. Angelo è un pescatore a spinning proveniente dal mare – qualche anno fa quando gli avevo proposto di lanciare i suoi rotanti nel Volturno mi aveva quasi deriso; poi una volta riuscii a trascinarlo a Capua e quando tirò fuori quel cavedano da un chilo saltava come un bambino… aveva cambiato subito opinione... Mannaggia a quel cavedano, si perché Angelo tanto aveva fatto che era riuscito a convincermi. In realtà quello che sembrava un bambino ero io e non sapevo nemmeno il perché, non andavamo mica a pescare i marlin a Cuba e il posto era a sole qualche centinaia di chilometri dalle nostre case. E così... partiti di buon mattino ci apprestammo a percorrere tutta la provincia di Caserta che si presentava in tutta la sua belezza – destinazione Montaquila, Venafro e dintorni. Si perché contrariamente a quanto si dice e si legge è proprio la zona da Montaquila in giù ad essere la più battuta dai pescatori sportivi.
Ad ogni corso d’acqua che incontravamo lunga la strada ci fermavamo per commentare, per raccontare di avventure passate e per parlare delle eventuali tecniche che ognuno di noi avrebbe usato.
Io però ero diverso sia da Angelo che dagli altri pescatori, il mio pensiero era quello di trovare una placida buca da affrontare con le mie canne fisse e bolognesi sfoderate a mò di sciabole non solo contro le trote ma anche per i barbi e i cavedani … cavedani con la laurea e successiva specializzazione si intende.
Ci davano però fastidio i troppi divieti e le troppe restrizioni al quale non eravamo abituati. Il fatto che in alcune zone si pagasse il permesso ci faceva sentire in un laghetto privato, la presenza poi delle trote immesse ci scoraggiava un pò, noi volevamo le fario vere.
Mano mano mano che ci avvicinavamo alla meta scoprivamo un fiume nuovo, molto diverso da come eravamo abituato a vederlo nel fondovalle. L’acqua limpida e profonda e i pesci ben visibili ci avevano quasi convinto a fermarci al confine tra Caserta e Isernia, ma poi imperterriti continuammo verso nord in un paesaggio da Biancaneve e i sette nani. Giunti in zona preferimmo fermarci in un tratto libero da concessioni dopo il ponte a venticinque archi. Il fiume era meraviglioso – le catture di altri pescatori presenti già dal primo mattino ci avevano incoraggiato.
La differenza tra un pescatore da spinning e un “passatista” stà nel fatto che con lo stesso tempo a disposizione il primo pesca circa un’ora in più, infatti, il “passatista” tra montaggio e smontaggio di canne, panchetto pasture varie ecc. perde un bel po’ di tempo sottratto all’azione di pesca vera e propria. Dunque montata la postazione, secondo la tradizione avevo sfilato la mia bella otto metri fissa – mi ero sbagliato, non eravamo mica nel fondovalle, la corrente era rapidissima e con la fissa non si riusciva a raggiungere tutte le zone interessate. Dunque mentre Angelo ritemprava l’animo camminando lunghe le sponde, io era impalato davanti al mio panchetto. Allora via panchetto, via tutto per una corta bolognese di quattro metri, montatura a pallini a scalare e corpulento galleggiante da 1,5 grammi. Si perché se posso dare un consiglio in questi posti c’è bisogno di muoversi, non solo per pescare ma soprattutto per vedere – niente di meglio dunque che portarsi solo una canna, l’esca e un po’ di minuteria. Nella bella stagione non possono mancare gli stivaloni per il piacere di mettere i piedi in acqua.
Dunque anche se la pescata non fu proprio memorabile, sulla strada del ritorno pensavamo già a concordare un’altra data per ritornare in questi splenditi posti.
Al ritorno a casa, in una pausa di riflessione, mi accorsi che qualcosa in me stava cambiando profondamente nel modo di intendere la pesca. Vedere le code di topo volteggiare in aria mi aveva colpito non poco. Dunque in breve la scintilla divenne incendio e la settimana dopo ritornammo sul posto, questa volta con me non avevo portato più panchetto canne e compagnia cantante, ma solo ed esclusivamente una 8,6 piedi per coda 5…. e così via alla nuova avventura della mosca. In effetti le prime esperienze di questa tecnica sono un poco scoraggianti, ma poi ritorna in mente una pubblicità che dice “e il fiume scorre intorno” allora si riesce a capire tutto il fascino che scorre intorno alla pesca a mosca in grado si di regalare belle catture, ma soprattutto di regalare una pace dei sensi e una vera e propria iniezione di benessere. Io posso però ritenermi fortunato perché ho catturato le mie prime prede solo alla terza uscita sul fiume.
DESCRIZIONE DEGLI AMBIENTI E DELLE ZONE DI PESCA
Nella zona dell'alto Volturno, tra il Molise e la Campania, il fiume scorre con una discreta portata d’acqua e la zona si presenta al quanto eccitante. Le acque sono cristalline e di una bellezza indescrivibile.
Il primo impatto con il Volturno e' estremamente positivo, tanto da farlo immaginare un vero paradiso per la pesca.
Questo è un bellissimo itinerario con alcuni problemi tipici delle acque italiane, legati soprattutto al cattivo uso del fiume da parte di molti locali. Uno dei problemi maggiori e' infatti il bracconaggio che colpisce duramente la fauna ittica dell'alto Volturno. Certo, il fiume prospera e sopravvive ugualmente perché la portata è buona e l'acqua pulita, ma i pescatori di frodo imperversano. Il Volturno nasce in provincia di Isernia, sull'altopiano della Rocchetta, alle pendici del monte omonimo, dalle sorgenti di Capo Volturno (568 metri sul livello del mare). E' lungo 175 chilometri, dei quali 45 scorrono in Molise e gli altri in Campania. L'alta valle e' delimitata a nord dai monti della Meta e a ovest dalla catena delle Mainarde.
Il fiume diventa "grande", nei pressi di Colli al Volturno dove, dopo la restituzione delle acque captate alla sorgente per scopi idroelettrici, si presenta con un'ottima portata e un letto ampio e spazioso. Il nostro itinerario comincia da qui dove le acque sono in concessione alla Fipsas fino alla zona nei pressi di Capriati al Volturno, al confine con la Campania. Si tratta di una vasta porzione di fiume con caratteristiche tipiche di fondovalle, facilmente raggiungibile in auto e con sponde comodamente accessibili. All'interno di questo tratto vi e' anche una bella zona no-kill dove e' possibile pescare solo con le esche artificiali ed e' obbligatorio il rilascio delle catture, l la zona no-kill finisce proprio al ponte a venticinque archi precedentemente descritto.
La specie ittica dominante e' la trota fario, vi si trovano anche qualche trota iridea, diversi cavedani e barbi molto grossi.
La taglia media delle catture che si effettuano sul Volturno si aggira sui 22/23 centimetri con esemplari un pò più cicciotti fino a 30/35 centimetri. Alla faccia dei bracconieri vi sono anche fario di molto superiori al chilo di peso. Sono tanti infatti i pescatori che frequentano le sue rive. Soprattutto il sabato e la domenica si riversano sull'alto Volturno appassionati di tutto il Molise e pescatori provenienti dalle confinanti province di Caserta e Frosinone.
Il fondale del Volturno e' formato in prevalenza da sassi e ciottoli tra i quali proliferano larve in abbondanza. A correntoni anche molto profondi, si susseguono raschi decisamente ampi e tratti di sponda con una buona vegetazione sotto la quale stazionano le trote in caccia. Rari invece sono i massi e i punti dove il fiume si restringe. Verso Sesto Campano il Volturno raccoglie le acque del bellissimo torrente San Bartolomeo anch’esso pieno di trote di cui parleremo in un prossimo articolo.
Per quanto l'acqua abbondi, nei periodi di magra, solitamente dopo il mese di giugno, i livelli si abbassano non poco e possono insorgere fenomeni di eutrofizzazione, anche se non eccessiva.
In provincia di Isernia. Le zone no kill sono due, una a Colli al Volturno e una a Rocca Ravindola. A Colli al Volturno il tratto no-kill e' piuttosto lungo, suddiviso in due parti. Il primo tratto, quello piu' a valle, e lungo circa 800 metri, mentre quello a monte e' lungo circa 1,2 km, per un totale di 2 chilometri in cui e' permessa la sola pesca a mosca. Qui il fiume assume un aspetto decisamente torrentizio, con un alternarsi di tratti veloci e brevi piane. Una cosa va rimarcata: c'e' veramente un sacco di pesce - trote fario, iridee e salmerini - e pescarci risulta un vero divertimento.
Il tratto in concessione ai Pescasportivi Colli al Volturno va dal confine dei comune di Rocchetta al Volturno fino al cosiddetto Ponte Rosso nel Comune di Volturno. Venendo da lsernia prendere la SS.627 della Vandra per 15 Km, giunti sul ponte detto Rotto (in mezzo al tratto NO-KILL) poco prima c' è l'Albergo-Ristorante Volturno dove si fanno i permessi e dove si può iniziare a pescare con possibilità di 3 catture. Per pescare nel tratto in concessione si deve: o essere soci dell'Associazione oppure comprare il permesso giornaliero per pescare in tutta la riserva o per il solo tratto NO-KILL. Dall' ultima domenica di marzo nei giorni di Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica nel tratto NO-KILL, mentre anche il Martedì ed il Mercoledì nell'altro tratto. Il Lunedì è comunque vietato. E' obbligatorio l'amo senza ardiglione. Nel tratto che non è NO-KILL si possono trattenere 3 trote superiori ai 25 cm. Permessi: c/o Albergo Ristorante Volturno, via Pontenuovo a Colli a V.-Tel.0865/955215 (Gabriele) oppure c/o Ass.ne Pesc. Colli a Volturno, P.zza S.Leonardo sempre a Colli. INFORMAZIONI: Ass.ne Pescasportivi Colli al Volturno - Presidente: Raffaele Ragozzino 0865/957322-957482, Giuseppe Re 0330/930236-0776194087, Nino Casino 03681471736). Il permesso giornaliero costa circa 15 € e può essere facilmente reperito presso il Ristorante Volturno, facilmente localizzabile in quanto e' proprio sulla strada. Qui c'e' anche la possibilità di pernottamento. Il ristorante è dotato di un sito internet: www.albergovolturno.com. Qui alloggiano molti pescatori che si regalano dei fine settimana pieni di pesca e spensieratezza.
I permessi possono essere reperiti anche presso il negozio Caccia Pesca Sport di Cortellessa Simon Giulio, negozio di Venafro fornitissimo negli articoli di pesca a mosca e spinning.
Capriati a Volturno è situata nella valle ovest del massiccio del Matese, in provincia di Caserta, all'estremo Nord della regione Campania, a confine con il Molise e a breve distanza dal Lazio, zona del Cassinate.
CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO
Geologicamente, nella parte pianeggiante è caratterizzato da sedimenti terrigeni dell'Olocene, costituti da depositi alluvionali antichi e più recenti legati all'evoluzione del fiume Sava (che proviene dai monti che circondano Fontegreca e Gallo Matese) e del fiume Volturno, che attraversa l'omonima valle in direzione nord-sud e proveniene dai monti molisani delle Mainarde. Tali corsi d'acqua delimitano i confini con i comuni di Monteroduni, Venafro e Pozzilli appartenenti alla provincia di Isernia.
La parte collinare deriva dalla evoluzione tettonica-sedimentaria dell'Appennino meridionale, iniziata durante il Miocene, sviluppatasi alla fine del Pliocene medio e completatasi con i movimenti tardo orogenetici seguiti nel tempo. La parte montuosa, invece, costituita da dolomie e calcari risale al Triassico e al Cretacico. Il patrimonio boschivo, molto esteso, è costituito essenzialmente da un unico versante esposto a sud ovest, molto acclive, soprattutto nella parte alta, dove le pendici si presentano talvolta con caratteri decisamente rupestri. Le cime più alte sono rappresentate da Monte Caselle Iannitti, Monte Casaiavutti, monte S. Crocella e monte Gallo. Le pendici sono solcate da impluvi percorsi da acque in occasione di piogge intense del periodo autunno-invernale.
CLIMA, FLORA E FAUNA
Il clima è del tipo mediterraneo umido, fresco con gelate, ed è caratterizzato da temperature elevate nel periodo estivo, con sensibili abbassamenti nel periodo invernale (per sei mesi si verificano temperature minime assolute inferiori allo zero); da precipitazioni scarse nel periodo estivo ed abbondanti e frequenti nel periodo autunno-invernale con momenti, talvolta, di notevoli intensità.
La vegetazione, di conseguenza, è quella tipica di tale fascia fitoclimatica. Dal punto di vista fitosociologico i boschi appartengono al climax del leccio (Quercion ilicis) e più precisamente dell'associazione Querco-teucrium siculi. La vegetazione arborea è costituita principalmente da leccio, cerro, roverella, carpino nero, carpino orientale, orniello e acero, mentre in quella arbustiva prevalgono asparagi, cisti, cornioli, eriche, ligustri, mirti, lentischi, terebinti, ginestre, prugnoli e rose. Il sottobosco è ricco di anemoni, edere, ciclamini, viole e atre specie di interesse gastronomico quali: origano, rosmarino, salvia, ruta, menta, timo, maggiorana, finocchietto e serpillo.
La fauna, malgrado la caccia e la pesca indiscriminata di cui è stata oggetto nel passato, è abbondante e costituita principalmente da cinghiali, lepri, volpi, tassi, ricci, tordi, merli e ghiandaie che prediligono la collina e i fitti boschi montani; da una avifauna che vive nelle zone limitrofe al Sava e al Volturno e in maggior quantità nella zona umida " Le Mortine ", dove è presente una avifauna acquatica stanziale e nidificante come il merlo acquaiolo, la beccaccia, il beccaccino, l'airone cenerino, il martin pescatore, il germano e la gallinella d'acqua. Tra la fauna di passo e migratoria si annovera il falco smeriglio, lo svasso maggiore, la marzaiola, il fischione e la pavoncella.
Per quanto riguarda la pesca qui abbondano trote, albarelle, barbi, tinche, anguille e altre specie tipiche dei corsi d'acqua dolce. Contrariamente al tratto della provincia di Isernia, qui il letto del fiume inizia ad avere i primi connotati dei cosi d’acqua di fondo valle, l’acqua è più profonda e meno veloce. Qui si mette da parte la canna da mosca e da spinning per assaporare il gusto della passata con fissa e bolognese. E’ importante sapere che in provincia di Caserta non vi sono limitazioni, è ammesso l’uso del bigattino e si può trattenere tutto il pescato. A dire il vero in questo tratto si pesca con estrema serenità, senza l’ossessione di ripetuti controlli e i continui divieti che si trovano nei tratti no kill – di contro non si trovano le trote pronta pesca… ma forse questo non è un male… qui il fiume è ancora dei cittadini e fortunatamente non si pagano salatissimi permessi. Anche se corre che anche qui qui si sta tentando di istituire una zona FIPS.
COME ARRIVARCI:
Da Roma conviene uscire al casello di Cassino dell'autostrada Roma - Napoli (A 2) e imboccare prima la statale n.6 e poi la n.85 per Isernia.
Da Napoli si esce a Caianello e si prosegue verso Venafro percorrendo la ss 85. In Alternativa si può attraversare internamente la provincia di Caserta passando da Aversa a Capua con la SS Appia 7 bis, la Casilina fino a Vairano Scalo e poi proseguire sulla SS 85 in direzione Venafro-Isernia.
Dalla costa adriatica invece e' necessario uscire al casello di Vasto sud dell'A 14, imboccare la statale n.650 (Trignina) fino ad Isernia e poi la n.85 fino a Taverna Ravindola.
Distanze in chilometri: Isernia 16, Roma 154, Napoli 94, Pescara 186.